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Perché le «Felicità turbate» di Mario Luzi a San Miniato al Monte

Meditazioni

Ricordate? Levò alto i pensieri,

stellò forte la notte,

inastò le sue bandiere

di pace e d’amicizia

la città dagli ardenti desideri                                  

che fu Firenze allora …                                           

                                   Essere stata

nel sogno di Lapira

“la città posta sul monte”

forse ancora                                     

la illumina, l’accende                                   

del fuoco dei suoi antichi santi

e l’affligge, la rode,

nella sua dura carità il presente

di infamia, di sangue, di indifferenza.                   

 

Non può essersi spento                                          

o languire troppo a lungo

sotto le ceneri l’incendio.

Siamo qui per ravvivarne

col nostro alito le braci,       

chè duri e si propaghi,                                            

controfuoco alla vampa

devastatrice del mondo.

Siamo qui per questo. Stringiamoci la mano,

sugli spalti di pace, nel segno di San Miniato.

 

I mirabili versi dedicati da Mario Luzi alla nostra abbazia nel dicembre del 1997, all’indomani della rielezione a vita dell’Abate Agostino Aldinucci, avevano perfettamente anticipato contenuti, metodo e ispirazione delle ancora lontane celebrazioni del millenario tuttora in corso: la fatica dura ma indispensabile della memoria, qui poeticamente evocata con la potente immagine del «fuoco» degli «antichi santi» fiorentini, un sistematico e più coeso radicamento nella vita della civitas di cui la comunità monastica è parte integrante e al contempo simbolica manifestazione del suo irrinunciabile carattere fraterno e solidale, la lucida diagnosi circa un presente oggi ancora più riarso da una quasi inarrestabile siccità dell’amore, la necessità infine di una rielaborazione creativa e coraggiosa del passato in vista di un appello davvero corale a che tutti, in una rinnovata alleanza di pace e di giustizia, spalanchino per la sopravvivenza delle nuove generazioni la porta ad un futuro più umano e dignitoso. Nient’altro ci ha ispirato nella programmazione di iniziative artistiche e culturali che, nell’arco di un intero anno celebrativo, restituissero alla cittadinanza intera la consapevole percezione della bellezza e nondimeno dell’urgenza di una ritrovata e condivisa responsabilità nel propiziare una speranza per tutti più affidabile Non poteva dunque mancare la voce di Mario Luzi, non potevano mancare l’estro, la bravura e la raffinata signoria artistica di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, in una parola non poteva mancare una delle invenzioni più belle dell’umanità intera: il teatro. E certamente non stupirà che in uno spazio immaginato e generato per quella speciale esperienza performativa qual è la liturgia, mille anni dopo vi si possa perfettamente situare un’azione prettamente drammatica, vero com’è vero che il teatro è certamente arte, stupore, mestiere, prodigio, politica, ma il teatro è anche, e forse soprattutto, mistero, così come indicibile e inesplicabile mistero resta la bellezza di una basilica abitata da mille anni di storia.

 

padre Bernardo, abate di San Miniato al Monte

 

Firenze, 30 novembre 2018

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