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Messaggio di Sua Santità Karekin II, Catholicos degli Armeni, in occasione della conclusione del millenario di San Miniato al Monte e nell’ambito del Festival delle Religioni

Meditazioni

Messaggio di Sua Santità Karekin II, Catholicos degli Armeni

Basilica di San Miniato a Firenze il 27 aprile 2019, in occasione della chiusura del Millenario di fondazione dell’Abbazia e nell’ambito del Festival delle Religioni

 

«Perché viviamo per la fede, e non per visione», 2Cor  5,7

 

Sua Eminenza, cardinal Pietro Parolin,

Eccellenti e reverendi Padri,

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

 

è con grande gioia spirituale che vi salutiamo oggi qui in questo celebre santuario dell’Italia e del mondo cattolico, in questa meravigliosa basilica costruita sulle reliquie del martire san Miniato.  Siamo felici di inviare il nostro saluto fraterno al nostro amato fratello in Cristo, Sua Santità papa Francesco, vescovo di Roma, papa della Chiesa cattolica romana. Offriamo le nostre benedizioni pontificali e il nostro sentimento di gratitudine anche agli organizzatori di questo evento importante, e specialmente a Sua Eminenza il cardinale Pietro Parolin, che ci ha gentilmente invitato a partecipare a questo evento solenne e a condividere con voi alcuni pensieri sulla fede e il suo significato nella nostra società moderna.

 

Veniamo da una terra la cui storia è ricca di gesti di testimonianza della fede e dove ogni angolo e zolla sono imbevuti del sangue dei martiri, una terra la cui pluricentenaria cultura e civiltà è profondamente segnata dal sigillo ispiratore e indelebile della fede cristiana. Veniamo da una terra in cui la storia della salvezza, dal diluvio dei tempi di Noè all’incarnazione del nostro Salvatore, è cristallizzata e s’impone per la presenza solenne del biblico monte Ararat, e dove la fede compone il tessuto dell’essere e dello stile di vita nazionali. È alla luce di questa tradizione ed esperienza che condividiamo con voi alcuni pensieri su una delle prospettive più importanti della santa Chiesa di Cristo, ovvero, sull’importanza della fede nella società moderna.

 

La vita e lo stile di vita cristiani sono compendiati in un passo, breve ma profondo, di san Paolo, «perché viviamo per fede, e non per visione». Certamente, il comportamento, la vita e lo stile di vita del cristiano, secondo il messaggio dell’apostolo, sono ancorati non nelle visioni, opinioni e punti di vista, ma nella fede. Dunque, vivere per la fede significa dedicare, come cristiani, la nostra intera vita e missione al Signore, e trovare rifugio nella sicurezza che nutriamo nei suoi confronti ogni giorno, com’è detto nel Libro dei Proverbi, «Abbi fiducia nel Signore con tutto il tuo cuore e non ti affidare al tuo discernimento» (Pr 3,5).

 

Nel corso della sua storia, la Chiesa cristiana ha vissuto con questa incrollabile e ferma fiducia nel suo Sposo celeste e ha condotto la missione che gli è stata data da Dio come un esempio senza precedenti dell’unione di verità e di fede. Anche oggi la chiesa vive e agisce con la salda convinzione che la sua missione sia basata sulla verità della fede e non sulle visioni e opinioni soggette a giudizi.

 

Cari fratelli e sorelle, nonostante il crescente sviluppo della scienza, della tecnologia e dell’ideologia, la nostra società ha bisogno anche della fede. Il profeta Isaia rivolse il suo messaggio alla società del suo tempo con queste parole: «Se non credete, non comprenderete» (Is 7,9).[1] Oggi questo messaggio è più che mai vitale. A causa di alcuni fraintendimenti, la fede è infatti confusa con l’insieme di canoni e leggi, così da distorcere l’essenza principale della fede. In questo senso, la fede non è l’insieme delle leggi e dei canoni, né è un compendio d’istruzioni e regole. È piuttosto, e principalmente, la relazione vitale con Dio e le persone, l’amore incondizionato verso Dio e verso il prossimo. Perciò, la società moderna ha bisogno di comprendere e riguadagnare il senso della potenza miracolosa e misteriosa della fede, che ha un’incredibile potere specialmente nel mondo interiore degli esseri umani. Oggi, l’oggetto e la missione della fede sono la persona umana, nelle sue espressioni individuali e sociali, con tutti i suoi problemi e questioni e personali e collettivi. A cominciare dal primo esempio dei martiri, che hanno testimoniato fede e dedizione a Dio durante le persecuzioni del primo secolo cristiano, per ricordare poi gli eremiti e monaci purificati attraverso l’intima battaglia spirituale, e coloro che si sono dedicati a combattere per la giustizia sociale e civile – sono tutti testimoni del vero e tangibile contenuto della fede cristiana. La nuova e rivalutata formula di questa fede implica una storia nuovamente trascritta della vita di tutti questi martiri e della loro missione per una nuova società.

 

Purtuttavia, questa nuova missione di fede non può essere imposta alle persone dall’altezza della sua esclusività. Come Chiesa armena, abbiamo sperimentato e riconosciuto la realtà personale della verità di fede fin dall’inizio del ventesimo secolo, quando fummo forzati ad accettare verità basate sulla mente umana, principi e fenomeni che hanno indebolito l’anima umana invece di rafforzarla. Hanno impoverito l’anima umana, invece di arricchirla, l’anno legata strettamente ai beni materiali, invece di nobilitarla. Sappiamo molto bene che la verità di fede basata sull’opinione e i punti di vista umani muta sempre i terreni fertili in terre desolate, montagne ridenti in vette cupe e bigie. Oggi, dunque, la Chiesa cristiana nella sua missione dovrebbe necessariamente statuire l’unico esempio della relazione tra fede e verità nella società, relazione che è confermata dal credere nel proprio cuore (cf. Rm 10,10), conferita dalle opere della vita virtuosa e dando frutto con il miglioramento della vita quotidiana e del risveglio spirituale di milioni di persone; una testimonianza di fede che è basata sulla verità divina, non umana, dinanzi alla vita e alla salvezza di Gesù Cristo.

 

Oggi, le manifestazioni estreme della percezione di fede sono diventate normali. Da una parte, alcuni gruppi e individui desiderosi di vivere secondo l’esempio della fede percepiscono la loro verità come esclusiva, spesso un fenomeno di espulsione, e non di rado a spese di una società che per lo più non condivide questa opinione. Dall’altra parte, il sentimento della fiducia individuale e pubblica nei valori inalienabili nati dall’unione di verità e di fede è considerato con qualche riserva. Questo sentimento della fiducia individuale e pubblica nei valori inalienabili è visto come qualcosa di strettamente privato, ed è lasciato alla coscienza individuale. Certamente la scelta della verità di fede è una realtà molto personale e privata, eppure la sua manifestazione, nella prospettiva della Chiesa cristiana, crea la Chiesa del Dio vivente, il pilastro e il fondamento della verità (cf. Tm 3,15). È così che la fede, come verità basata su valori eterni, viene trasformata da livello personale e individuale di verità in una diritta via che guida nella vita. È così che la fede è identificata con il nostro Signore Gesù Cristo, che è il mistero della divinità che «è apparso nella carne, è stato giustificato dallo Spirito, apparso agli angeli, pregato tra le nazioni, creduto nel mondo, assunto nella gloria» (1Tm 3,16). Infine, è così che la fede e la verità, identificate dalla scelta individuale di una persona, divengono chiesa, dando forma alla missione della fede della Chiesa di Cristo nel mondo presente.

 

Cari fratelli e sorelle, come abbiamo già detto, una delle nuove prospettive della missione della Chiesa è di far rivivere la vita e la condotta dei santi nella società moderna, di chi, in passato, ha vissuto testimoniando la fede. Molti sono stati coloro che hanno brillato nella vita della Chiesa rassomigliando a Cristo e seguendolo con i loro esempi, dai quali traiamo nuove ispirazioni all’interno delle antiche tradizioni. In conclusione del nostro messaggio, vorremmo invitarvi a una devota contemplazione nella fede con questi versi tratti dal Libro delle Lamentazioni di san Gregorio di Narek.

 

 

Fede, questa parola felice e preferita

che dura per sempre immacolata e sconfinata,

onorata insieme alla carità e alla speranza,

porta la ricompensa della visione veramente chiara, della saggezza perfetta,

della conoscenza di Dio e della familiarità con il Glorificato.

Perché se la fede di un granello di senape

può gettare una grande montagna

nelle profondità del mare, allora veramente

dovremmo accettarla come il primo gradino

verso la vita eterna.

Fede, questa semplice e chiara forma di adorazione,

significa mettere da parte il dubbio per vedere il futuro e il nascosto

con l’occhio dell’anima.

La fede è onorata in una gloriosa trinità

von la carità e la speranza. Perché se vedi

queste tre come aspetti distinti

dell’unico mistero,

sarai per sempre magnificato in Dio.

E se credi, amerai

e attraverso l’amore avrai la speranza nelle sue ricompense invisibili.

Gloria a lui per sempre. Amen.

 

(Libro delle Lamentazioni, 10, 4: 55-75)

[1] Traduzione letterale dall’inglese. La versione della Nuova Riveduta ha «non avrete stabilità».

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